GOING LOCAL: a cura di Barbara Pigoli, una milanese a Varese
Oggi resta solo il Grand Hotel, unico nel suo genere, ancora funzionante e bellissimo, con le sue linee “In Luino vi è qualche cosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole. E’ qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo”…
Marzo 1913. Piero Chiara nasce a Luino, in una stanza dell’ultimo piano di via Felice Cavallotti 2, nel cuore dell’antica contrada dei mercanti.
Antico Borgo Medievale, affacciato sulla sponda orientale del Lago Maggiore, Luino viene citato già nel dodicesimo secolo col nome di Luvino, la cui etimologia è da ricondurre a “lupus”, lupo.
Via Cavallotti attraversa il cuore pulsante del centro storico, formato da tante piccole vie che si intrecciano a ventaglio intorno al colle sopra il lago, dove una volta sorgeva il porto vecchio.
Piero Chiara la svela in questo modo “La sua via più bella (…). D’inverno il sole non tocca mai il fondo, e quando a primavera un raggio torna sulle soglie e spunta l’erba verde tra il selciato, la stagione par più viva e dolente in quel poco verde che non fuori, sui colli e nei prati o sul lago che prende colore ai primi venti”. Passeggiando per i vicoli pedonali, mettendo il naso nei cortili (il cortile della seicentesca Casa Rossi merita una sosta), puoi assaporare la storia e la tradizione, il fascino dei vecchi mestieri, degli artigiani, e dei numerosi artisti e intellettuali che devono i loro natali o che hanno frequentato Luino.
Puoi verificare il curioso record raccontato nel 1930 dalla “Domenica del Corriere”: il tratto di strada che metteva in comunicazione via Cavallotti con via Pescatori era “la via più stretta d’Italia”, con soli 33 centimetri di larghezza, 17 metri di lunghezza e 9 metri di altezza.
Fermati al civico 49, e ammira colonnato e loggiato del XVII secolo. Andare a zonzo per la contrada è un’esperienza unica, in compagnia dei profumi, dei colori e dei sapori di una volta. Sosta, fermati, respira, gusta i piatti veraci della tradizione, nei semplici punti di ristoro che incontrerai per la via. Vecchi quadri alle pareti, luci calde, tovaglie a quadretti, e il profumo intenso degli aromi… chissà, forse hanno cucinato un lavarello in carpione, un lucioperca alla griglia, o un buon persico burro e salvia.
Buon appetito!
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